lunedì 11 marzo 2019

Tanto tuonò che piovve.

Non ci soprende che lo stadio dei Pini a forza di tergiversare, e di restare per mesi in uno stato di impasse costellato di rinvii, tentativi di rattoppo e rabberci vari resti inesorabilmente chiuso tracciando l'ennesima debacle dell'Amministrazione Del Ghingaro sulla questione degli impianti sportivi ( e non solo) . Il Movimento 5 Stelle dopo l'annuncio del trasferimento in Liguria della Viareggio Cup per il niet della commissione di vigilanza alla riapertura dell'impianto per carenze strutturali passa all'attacco puntando il dito contro l'incapacità dell'Amministrazione nella gestione dei problemi inerenti la messa in sicurezza di uno stadio che da anni grida vendetta. Se infatti le porte del campo sono ormai serrate dal 30 giugno, il Comune se l'è presa calma nel frattempo confidando forse nella sua capacità di sistemare la questione. Ecco che però arriva l'apertura di un’indagine da parte della Procura sull’agibilità dello stadio: succede così che all'interno della commissione di vigilanza, chi aveva in un primo tempo rassicurato sulla possibilità di riaprire i battenti a seguito di una prima tranche di lavori eseguiti mettendo mano alle casse comunali, proprio per l'intervento della Procura, si rimangi la parola decidendo lo stop dell’attività sportiva, proprio mentre il sindaco sta preparando l’ordinanza di riapertura. Risultato: si torna al punto di partenza senza passare dal via con Viareggio che perde un altro importante tassello per il rilancio dell'immagine ma anche dell'economia della città. Il sindaco ha detto che quando l'indagine sarà chiusa chiederà a tutti gli enti coinvolti l’esatta consistenza dei lavori necessari per far riaprire lo stadio. E farà due conti. Non sarebbe stato meglio farli prima? Questa mossa maldestra dell'Amministrazione non fa che minare ulteriormente la ripresa della città: Viareggio ha già svenduto alcuni dei suoi gioielli migliori, immobili e strutture importanti per la città, i suoi servizi sono in mano a chi si preoccupa più di farli fruttare per se stesso che a rendere buoni servigi alla cittadinanza, si va avanti a suon di slogan e a far scena con incantesimi che quando finiscono il loro effetto lasciano davanti agli occhi una desolante realtà; a tal proposito ci preoccupa l'allarme lanciato dai revisori dei conti sulle condizioni finanziarie di I care, il fatto che la società ipotechi le sue farmacie per ottenere credito dalle banche e pagare le tredicesime ai suoi dipendenti, i licenziamenti in atto, la promiscuità tra i beni e le risorse dell'azienda e quelli del comune, le carenze funzionali e le problematiche dimostrate nella gestione dei suoi servizi; ci eravamo opposti fin dall'inizio alla creazione di questa partecipata che sembra sempre più assomigliare a quella, ovvero la Viareggio Patrimonio, della quale è andata a prendere il posto.

lunedì 4 marzo 2019

Chiarimenti sull'esclusiva che la Fondazione Carnevale ha concesso a Noi tv per le riprese del corso mascherato.

Il Movimento 5 Stelle Viareggio chiede lumi circa l'accordo che ha visto Maria Lina Marcucci in veste di Presidente della Fondazione stringere un accordo con.. se stessa.. ovvero la Tv locale all' 80% nelle mani del Gruppo Marcucci (con l'altro 20% in dote della famiglia Del Pistoia, asso pigli atutto nel comparto dei servizi pubblici locali). La decisione lascia perplessi in quanto si configura un evidente conflitto di interessi, al quale purtroppo questa Amministrazione ci ha abituati in diverse circostanze. Anche altre emittenti locali avrebbero potuto fare un buon servizio per la promozione del Carnevale viareggino, e ci chiediamo se non sarebbe stato maggiormente vantaggioso in termini di popolarità per il Carnevale apparire su più televisioni possibili. Vogliamo vederci chiaro riguardo agli accordi presi: essendo la Fondazione un ente pubblico, soggetto a principi di trasparenza e di evidenza pubblica, il suo Carnevale non è appannaggio dei soliti amici (o parenti) degli amici. Dunque con quali criteri si è scelto di privilegiare la tv dei Marcucci a discapito delle altre? Quali sono i termini dell'accordo? Si tratta di una decisione vantaggiosa per il Carnevale o per l'emittente che lo trasmette?

lunedì 11 febbraio 2019

Violenza in città

Arrestare l'escalation di violenza che sta interessando la nostra città. E' il monito che arriva dal Movimento 5 Stelle Viareggio attraverso le parole della consigliera comunale Annamaria Pacilio, intervenuta ieri mattina sul luogo dell'aggressione al conducente del CTT, ricorso alle cure del pronto soccorso, ad opera di rom saliti a bordo del bus in piazza D'Azeglio che non volevano pagare il biglietto. " Questa ennesima aggressione arriva nel giro di pochi giorni dopo la bottigliata in testa al poliziotto in pineta, che tra l'altro ha riportato gravi lesioni, e gli atti violenti sulla donna che stava rincasando- spiega Pacilio- è giunto il momento di intervenire con decisione per ripristinare la legalità". Piazza D'azeglio, pur trovandosi nel salotto buono della città, non da oggi, è diventata la piazza dello spaccio, frequentata ad ogni ora del giorno e della notte da personaggi poco raccomandabili, spesso già noti alle forze dell'ordine, non sono da meno altre zone e quartieri della città ormai da tempo in decadenza che stanno diventando o lo sono già, off limits: l'area del mercato, Piazza Dante, le pinete, tornate tra l'altro terreno di prostituzione oltre che smercio di droga e covo di delinquenti, la frazione di Torre del Lago. "Occorre riprendere in mano la situazione, che ormai è palesemente scivolata di mano- prosegue la consigliera- chiediamo con forza un intervento da parte delle autorità, dell'Amministrazione, del Prefetto, in particolare riguardo all'episodio occorso, ci chiediamo come mai non siano state ancora installate le telecamere sugli autobus per salvaguardare l'incolumità e la tranquillità di chi si serve dei mezzi pubblici e dei lavoratori: autisti e controllori, periodicamente denunciano situazioni da far west ". A tal proposito, annuncia Pacilio, verra' presentata un'interrogazione da parte del Movimento 5 Stelle sia a livello comunale che regionale per fare in modo che vengano messe in atto, al più presto, maggiori tutele per garantire la sicurezza ai lavoratori impegnati nell'espletamento del servizio pubblico e agli stessi cittadini che non possono essere lasciati in balìa di balordi e criminali. "Abbiamo già avuto in un recente passato un morto in passeggiata, coltellate alla stazione, adesso questi episodi di violenza che si susseguono l'uno dopo l'altro nell'arco di pochi giorni, non possiamo aspettare dell'altro".

venerdì 25 gennaio 2019

25 Gennaio CC


Mi esprimo come portavoce in consiglio comunale del Movimento 5 Stelle e quindi rappresentante sul territorio per far presente la situazione di questa città, una città particolare che ha subìto il dissesto quindi molto appetibile per i beni in svendita, dove il malaffare può fare guadagni facili, al ribasso, dove è forte la pressione da parte di gruppi criminali col colletto bianco che cercano di insinuarsi nelle pieghe della società civile a tutti i livelli, col fine di portare a termine i loro affari, tanto più facile quando l'economia affronta un momento di crisi e ci sono imprenditori che non riescono ad avere credito dalle banche e spesso finiscono nelle mani di bande di usurai senza scrupoli. Abbiamo letto sui giornali le denunce di albergatori, l'allarme lanciato da chi conosce il settore in cui lavora e afferma che la Versilia è nel mirino della mafia, e molte attività diventano comode lavatrici dove ripulire denaro sporco. Abbiamo visto attività commerciali, anche storiche cadere in mano a uomi legatI alle cosche, bar, ristorante, negozi persino ubicatI nel salotto buono della città. Abbiamo visto una concessione del porto che per una DISATTENZIONE è stata affidata a personaggi vicini a clan mafiosi. Sappiamo ormai da tempo che la città è sotto attacco e la situazione, anche a livello regionale, sta peggiorando.Il secondo Rapporto 2018 sui fenomeni di criminalità organizzata e corruzione curato dalla Scuola Normale di Pisa su commissione della Regione Toscana ci dice che escludendo Sicilia, Campania e Calabria, secondo le statistiche ufficiali , negli ultimi tre anni, la Toscana è la prima regione in Italia per numero di arresti e denunce con l’aggravante del metodo mafioso confermando, testuali parole, "un contesto economico favorevole, oltre che vantaggioso, per gli investimenti criminali”. E si parla di una una mafia sfuggente, invisibile e meno localizzata che trova terreno fertile nel mondo della politica e dell’impresa arrivando a costituire dei “veri e propri comitati di affari” con i colletti bianchi. Proprio riguardo al collegamento Mafia e politica, la logica del “comitato d’affari” fa riferimento a un un modo nuovo di incunearsi nel sistema economico regionale: si parla INFATTI di “penetrazione economica dei clan nell’economia regionale”. Questi gruppi criminali tendono a realizzare le proprie attività economiche su più territori, concentrandosi in uno specifico settore criminale (o legale), e aspirando ad assumerne un controllo o una quota di mercato significativa”.

Il modus operandi è possibile solo grazie all’opportunità degli attori criminali “di sedersi attorno a tavoli diversi con esponenti del mondo dell’amministrazione, dell’imprenditoria, delle professioni, della finanza, per ‘fare affari’ e stringere accordi”. Nel contesto toscano le organizzazioni mafiose giocano quindi di sponda cercano e trovano interlocutori nella pubblica amministrazione e nel mondo dell’impresa con cui INSTAURANO rapporti ibridi e di contaminazioni della criminalità organizzata nella politica o nella società civile: la logica che prevale è quella del ‘comitato di affari’ che lega le mafie tradizionali ai gruppi affaristici, la commistione più difficile da perseguire penalmente”.

Il 25 gennaio 2017, a seguito di interrogazione parlamentare del senatore del Movimento 5 Stelle Mario Giarrusso, nella quale si paventava possibili infiltrazioni mafiose nel porto di Viareggio, l’Autorità portuale regionale ha revocato la concessione alla Mgl Yachting Service srl. Dagli accertamenti eseguiti dai carabinieri, è emerso che le titolari della predetta società erano collegate per legami di parentela al clan catanese dei Cursoti. Per questo motivo, la prefettura di Lucca ha emesso un'interdittiva antimafia nei confronti della Mgl Yachting Service srl. E QUI pongo il problema dei controlli un problema annoso dello Stato in tutte le sue declinazioni, anche rispetto alle ditte appaltatrici delle pubbliche amministrazioni ..E di rimando ecco l'importanza della Trasparenza negli atti della p.a. che purtroppo spesso viene a mancare e finisce per favorire consciamente o inconsciamente certe dinamiche.

Il focus sulla mafia in Toscana pone tra l'altro particolarmente a rischio il territorio di Viareggio, e Torre del Lago che con Altopascio è all'interno della Regione Toscana, oggetto di un'infiltrazione consistente della malavita organizzata ponendo il problema di un graduale inquinamento del tessuto sociale con conseguente diffusione della cultura mafiosa. Là dove più massiccia è stata la colonizzazione del territorio da parte di soggetti “mafiosi”- si legge sempre nel report- anche il tessuto sociale ne è risultato fortemente compromesso, fino a porre il rischio particolarmente consistente di contaminare le pubbliche amministrazioni che ne costituiscono, inevitabilmente, l’espressione sul piano istituzionale. L'accettazione delle regole mafiose INFATTI resta inesorabilmente relegata all'interno di contesti dove sono prevalenti i legami parentali o la comune provenienza geografica. Che dire quindi di una FRAZIONE resa confino, abbandonata negli anni a se stessa come certi quartieri periferici della città? Le responsabilità delle amministrazioni che si sono succedute vanno ormai a ritroso negli anni per tornare davanti agli occhi di chi amministra oggi .

Già nella relazione 2016 della Direzione nazionale antimafia si afferma chiaramente che c'è omertà e che la politica non fa abbastanza per denunciare e contrastare il fenomeno. Nero su bianco si legge di 'penetrazione e condizionamento di ambienti politico-amministrativi' in Toscana. E si mostrano riscontri investigativi sul fatto che sussiste una connessione tra mafia e politica in Toscana, un dato , scrivono sempre gli estensori del focus- che pare sia sfuggito ai più . Era la prima volta che la magistratura antimafia metteva in rilievo questo aspetto. Una novità assoluta DI cui nessuno ha colto l'importanza - che dimostra e conferma il salto di qualità del crimine organizzato.

Non si è saputo o voluto comprendere che prendere consapevolezza del problema e agire con prevenzione sono gli unici deterrenti per combattere l'attecchimento del cancro della mafia.

Lancio qui la proposta di istituire un osservatorio A Livello comunale. per per lo studio e la promozione di attività finalizzate al contrasto di fenomeni di illegalità con particolare riferimento alle infiltrazioni mafiose nel territorio e a eventi corruttivi, con l’aiuto di studiosi del fenomeno, proprio sulla scia delle emergenze del nostro territorio emerse sia dal focus dell'associazione Caponnetto che dalla relazione scientifica elaborata dalla Scuola Normale di Pisa che vedono appunto il nostro territorio nell'occhio del ciclone: un Organismo con funzioni consultive e propositive, di studio, ricerca, documentazione, monitoraggio, collaborazione, stimolo e supporto per le attività comunali e le forze dell'ordine.

Arrivo poi allo spinoso capitolo relativo ai beni confiscati alla criminalità organizzata ovvero quegli immobili che sono passati nelle mani del demanio perché considerati frutto di traffici , secondo le statistiche ufficiali IN TOSCANA solo il 20% è stato assegnato: il problema riguarda PROPRIO l’assegnazione di questi beni che dovrebbero, per legge, svolgere una funzione sociale rivolta alla cittadinanza. "Quello dei beni confiscati è un punto dolente – lo hanno affermato gli stessi relatori dello studio – sul tema c’è una scarsa attenzione della pubblica amministrazione e in alcuni casi può sorgere il sospetto che alla politica non convenga riconvertire questi beni confiscati ai mafiosi: non portano voti ma solo grane". Per questo dalla società civile potrebbe arrivare un impulso a velocizzare il recupero di questi beni facendo il possibile nella ricerca di soluzioni a livello tecnico e burocratico per superare le criticità legate ai tempi di assegnazione.

A tal proposito ricordo che L'amministrazione DI Viareggio si è dotata di un regolamento sui beni confiscati che è rimasto lettera morta, col risultato che questi beni non vengono assegnati , ebbene vogliamo che diventi operativo per restituirli come vuole la legge alla collettività e dare un segno concreto della lotta alla criminalità organizzata sul territorio

Dobbiamo essere concentrati sul problema , OCCORRE METTERE IN ATTO puntuali meccanismi di verifica e di controllo sopratutto chi amministra non può permettersi distrazioni, deve VIGILARE ,impegnarsi per GARANTIRE la legalità e lavorare al massimo per la prevenzione, non è pensabile cedere ulteriore terreno alla mafia nel nostro territorio, lo dobbiamo anche alle persone che con coraggio sono uscite allo scoperto per denunciare.

domenica 20 gennaio 2019

Ospedale Versilia

Si sa da un bel po' di tempo, ed ora sta diventando realtà: Il Versilia perde sempre più pezzi (e specializzazioni) e da mega ospedale sta diventando un grande pronto soccorso. Questo è il senso della riorganizzazione dell'Ospedale Unico varata dalla Asl che nei fatti significa riduzione di reparti e di servizi, il tutto sulla pelle dei cittadini e sulle spalle di medici e infermieri. Così se i posti letto (in medicina) aumentano , è solo apparenza perché in effetti sono quelli ceduti in gran parte dal reparto di oncologia, così che a farne le spese saranno i malati di tumore. Si tratta infatti di una manovra attuata per smaltire i pazienti in attesa di ricovero da parte del pronto soccorso versiliese ( quello maggiormente sotto stress per il numero di accessi dell'intera area vasta) che però finisce per mettere in sofferenza una categoria di pazienti, quelli malati di tumore purtroppo in crescita nella nostra zona: ebbene loro saranno quelli che dovranno patire, in primis un servizio di serie B,  potendo contare su un un'assistenza  " a scartamento ridotto", un reparto ridimensionato e un minor numero di specialisti oncologi a disposizione. Ma non solo, a rimetterci con questa riorganizzazione, saranno infatti tutti i cittadini che si rivolgeranno al nosocomio: a fronte di questo valzer di letti, che passano da un reparto all'altro, resta infatti inadeguato l'organico riguardo al  numero di medici e operatori sanitari che alla fine di questo balletto rischiano di ritrovarsi a dover monitorare anche il doppio dei pazienti e quindi fare tutt'altro che un buon servizio. "Abbiamo già visto che i medici del Versilia sono insorti lamentando il fatto che non riusciranno a seguire a dovere gli ammalati, i quali di conseguenza si ritroveranno, come è ormai consueto per che abita in Versilia, a dover  fronteggiare un peggioramento della qualità dell' assistenza . Che ne dica la dirigenza Asl e il Presidente della Conferenza dei Sindaci, Giorgio Del Ghingaro, il quale avvalla senza batter ciglio le scelte dell'azienda sanitaria, in Versilia il servizio sanitario pubblico continua ad andare giù in picchiata, ma nessuno di quelli che sono nella stanza dei bottoni si preoccupa di porre un freno. Abbiamo appoggiato l'iniziativa della Fials, il sindacato che si batte ormai da lungo tempo per invertire la tendenza, e ci siamo impegnati fin da subito a raccogliere le firme per dire l'ennesimo no a chi gestisce in malo modo la  sanità versiliese guardando solo ai numeri e a far quadrare il bilancio senza preoccuparsi delle esigenze dei cittadini: la riorganizzazione che vogliono propinarci non la vuole nessuno, è come una coperta corta che si tira da una parte e lascia scoperti dall'altra.

venerdì 18 gennaio 2019

Pioppogatto

Il Movimento 5 Stelle Viareggio interviene sull'ampliamento di Pioppogatto invocando il principio comunitario di massima precauzione. Siamo davanti ,testuali parole, usate da Ersu, ad una "modifica sostanziale dell'impianto" che proprio per la sua portata, può avere impatti significativi e negativi sull'ambiente. Non convince la decisione della Regione di escludere dalla Via il progetto di Ersu, così come non convincono le integrazioni e le argomentazioni presentate dall'azienda , quelle stesse che invece hanno portato a fare dietro front la stessa Regione, la quale in un primo tempo, erano primi di ottobre, riteneva necessario sottoporre l'impianto alla procedura di Valutazione dell’impatto ambientale "non ritenendo esclusa la presenza di effetti negativi significativi sull’ambiente tali da richiedere, per la loro precisa individuazione e valutazione e per la successiva identificazione delle misure di mitigazione ad essi relative lo svolgimento di una procedura di Via". A fronte di tutto questo passano due mesi ed ecco che gli elementi prodotti dall'azienda, secondo la Regione, "permettono di condividere la non significatività degli impatti superando gli elementi ostativi evidenziati nel procedimento". Dall'esame istruttorio svolto sul progetto sulla base della documentazione presentata e dei contributi tecnici pervenuti, secondo la Regione, può quindi essere esclusa la presenza di effetti negativi significativi sull'ambiente, mentre si indicano nel contempo misure finalizzate alla mitigazione e al monitoraggio degli impatti che evidentemente esistono, e neppure sono di poco conto.
Peccato però che solo attraverso la Via si possono valutare in modo adeguato le conseguenze reali dei rischi presenti. La pubblica amministrazione, in questo caso, la Regione, nell’esercizio di poteri discrezionali, è chiamata ad agire cautelativamente pure in presenza soltanto di un potenziale rischio di danni per l'ambiente. Dunque proprio in funzione della salvaguardia di tale principio risulta indispensabile provvedere ad una Valutazione di impatto ambientale. La Valutazione di impatto ambientale è uno degli strumenti riconosciuti dalla politica ambientale dell'Unione europea fondata appunto su principi di azione preventiva: agire direttamente alla fonte anziché riparare ai danni provocati; prendere tutte le precauzioni necessarie perché un evento negativo o dannoso non si verifichi, della serie "prevenire è meglio che curare”. In materia ambientale, infatti, occorre intervenire prima che siano causati dei danni, così da prevenire , nella misura in cui ciò sia possibile, eliminare, o,quantomeno, ridurre fortemente, il rischio che tali danni si verifichino. Ciò non solo perché i danni ambientali, una volta verificati, non sempre sono riparabili, ma anche poiché, pur laddove lo siano, l’attività di ripristino, generalmente, è molto più onerosa di quella di prevenzione. Detto questo , ci chiediamo come si possa pensare che non sia impattante e quindi non necessiti di Via un progetto che porta al conferimento di rifiuti complessivi per 200.000 tonnellate/anno con un incremento di 60.000 tonnellate/anno rispetto alla situazione attuale, con un aumento delle emissioni odorigene valutato da Arpat con un più 150 per cento, su una situazione già di per sè compromessa (considerando che su Pioppogatto pende da poco più di un anno un atto di diffida da parte della Regione in esito a segnalazione di Arpat con riferimento alle emissioni odorigene ed agli aspetti impiantistico-gestionali ad esse collegati, procedimento, che non risulta a tutt'oggi concluso). Ciò senza considerare l'incremento giornaliero di mezzi in arrivo nell'impianto che passeranno dagli attuali 75 a 103 mezzi pesanti (costipatori e compattatori) più 76 medi (spazzatrici), afferenti per di più una strada come quella di via di Montramito di per sé già molto transitata con un incremento del traffico calcolato, non si sa come, da Ersu, al di sotto dell'1%. Non ci dimentichiamo poi che l’area dell’impianto si trova ad una distanza di poco superiore a 100 metri dal perimetro del sito di interesse comunitario Natura 2000 “Lago e Padule di Massaciuccoli”, ricadente all’interno del Parco Regionale Migliarino San Rossore Massaciuccoli; e che l’impianto insiste parzialmente su una zona soggetta a vincolo paesaggistico, su un territorio che registra problematiche idrogeologiche e rischio idraulico molto elevato. Tra l'altro oltre al Lago di Massaciuccoli, si rilevano, in prossimità dell’area di intervento, corsi d'acqua, e corpi idrici sotterranei , molti dei quali già compromessi dal punto di vista ecologico. Se non bastasse il sito produttivo in esame ricade in area ad alta pericolosità da alluvioni e in area soggetta a fenomeni di subsidenza. Merita sottolineare che il termine Via implica che debba essere formulato un giudizio sugli effetti di una perturbazione (in genere di origine antropica) sull’ambiente: e proprio attraverso la Via si procede a una valutazione degli effetti che opere in progetto possono esercitare sull’ambiente tenendo conto della salute e della qualità della vita umana, del mantenimento della varietà delle specie, della conservazione dell'ecosistema , dell'uso plurimo delle risorse e dello sviluppo sostenibile: una valutazione che riguarda in particolare gli effetti diretti e indiretti sull’uomo, sulla fauna, sulla flora, sul suolo, sulle acque di superficie e sotterranee, sull’aria, sul clima, sul paesaggio e sull’interazione fra detti fattori, sui beni materiali e sul patrimonio culturale ed ambientale; tutto ciò garantendo lo scambio di informazioni e la consultazione tra il soggetto e l’autorità competente, nonché l’informazione e la partecipazione dei cittadini . Tutto quello che la Regione Toscana ha deciso di non fare, mentre ancora traccheggia sul nuovo piano regionale dei rifiuti.

giovedì 13 dicembre 2018

Aziendalizzazione Asl

Dall'avvento della aziendalizzalizzazione delle Asl, a partire dagli anni '90 , si è' assistito
a un continuo ridimensionamento delle strutture e prestazioni sanitarie in nome del budget , se infatti l'obiettivo formale da perseguire dovrebbe essere la salute della gente, l'obiettivo reale è diventato solo l’equilibrio di bilancio, la gestione delle compatibilità, il risparmio a tutti i costi, in questo modo l'"appropriatezza" delle prestazioni diagnostiche e terapeutiche e la definizione degli standard ospedalieri hanno finito per tradursi spesso in una riduzione e in un razionamento delle prestazioni erogate; ciò mentre nel contempo si assisteva ai tentativi di una progressiva riduzione degli sprechi, del malaffare e delle ruberie, mediante centralizzazione degli acquisti e applicazione di costi standard che non hanno portato ai risultati auspicati; tutto questo andando avanti con una riduzione del costo del personale sanitario, blocchi del turnover e piani di rientro dettati dalla Regione.
Proprio l'affermazione del centralismo regionale , che punta ad aziende sanitarie sempre più vaste, ha determinato una divisione profonda tra le popolazioni e le strutture sanitarie ingenerando un costante clima di conflitti e contrapposizioni, lasciando che i cittadini e gli operatori facessero le spese di questa riorganizzazione. 


Il diritto alla cura e alla salute inteso come reale partecipazione democratica delle popolazioni alla governance del sistema sanitario nel territorio è stato sacrificato in nome di una logica di pianificazione aziendalistica ed efficientistica, che ha una propria valenza nella ristrutturazione della rete ospedaliera, nel recupero della coscienza economica del sistema, ma che si è rivelata fallimentare, e basta vedere cosa sta succedendo all'ospedale unico.

Conseguenze di tali politiche "efficientistiche" sono state che i due attori protagonisti della medicina sono diventati assolutamente marginali: il paziente è una comparsa che può solo sperare di ricevere la prestazione adeguata, venendo sempre più' spronato dallo stesso sistema a orientarsi verso il privato , mentre gli operatori sanitari vengono considerati dalle aziende solo dei costi da contenere e dei meri esecutori di ordini che devono sottostare a mille procedure e norme burocratiche senza autonomia ma con tutte le responsabilità' del caso.

Siamo dell'avviso che tale processo di costruzione della Salute nel territorio, in cui l'aziendalizzazione del SSN ha rivelato tutta la sua inadeguatezza, va ripreso basandosi sul principio della Salute come diritto universale , democratico e costituzionale prevedendo una partecipazione attiva delle persone e delle comunita' locali nella governance della sanita' territoriale ; il paziente non può essere "l'oggetto" da sottoporre alle cure, ma al contrario deve essere "il soggetto protagonista" del proprio percorso di cura e salute.

La Salute non è solo la difesa dalla malattia ma è il benessere fisico psichico e sociale, risultante di un processo di equilibrio da costruire tra la persona/popolazione e l'ambiente (umano, fisico, biologico, sociale) che lo circonda. Dobbiamo capovolgere il paradigma: l'azienda deve finalmente adattarsi alla complessità sanitaria, non come oggi accade, il contrario.